FORMEZ
Scheda organizzazioneCodice meccanografico: 9876543210
Preside: Mark docente Sacco
Sito web: -
Codice meccanografico: 9876543210
Preside: Mark docente Sacco
Sito web: -
Percorso didattico elaborato dai docenti dell'IIS “Marisa Bellisario” - Inzago (MI) nell'ambito dell'attività di co-progettazione del progetto “Valorizzazione di documenti digitali di Biblioteche e Archivi lombardi attraverso lo sviluppo di competenze per la costruzione di nuovi percorsi didattici”. Il lavoro intende fornire un primo ed iniziale approccio alla documentazione presente negli archivi lombardi relativa alla vita quotidiana nel ventennio fascista. La visione fascista, attraverso la propaganda e la retorica, investe tutti gli aspetti della società: le organizzazioni scolastiche, educative, il tempo libero, lo sport, la musica, l’economia, il ruolo della donna.
L'analisi del complesso rapporto tra cultura e società agli albori degli anni '20 del Novecento e tra questi e il fascismo che, dopo la Marcia su Roma, diviene motore politico della Nazione, può mostrare come il fascismo si sia reso capace di adottare una gestione del potere all'altezza di una società contemporanea in netta discontinuità con l'esperienza ottocentesca. La dittatura si afferma nel momento in cui all'interno della società concorrono due fragilità: quella delle classi borghesi che costituiscono la società politica e quella delle classi subalterne che costituiscono la società civile. L'irrompere delle masse e della piccola borghesia sulla scena politica rende il panorama sociale esplosivo e di questa circostanza il fascismo trae un grande vantaggio. Le relazioni diversificate intrecciate dal fascismo ora con uno, ora con l'altro di questi strati sociali hanno rappresentato diverse fasi dello spirito fascista, ma in ogni momento della sua storia l'obiettivo perseguito è stato quello di creare uno stato totalitario ovvero in grado di permeare la vita sociale e il comportamento individuale dei cittadini. Questo è avvenuto secondo diverse direttrici e in vari ambiti che qui si accennano per linee generali.
Il raggiunto monopolio del controllo dell’informazione (con le leggi emanate tra il 1925 e il 1926 in materia di giornali e censura) e la riconosciuta importanza della radio e del cinema come mezzi di propaganda rappresentarono un’arma vincente nelle mani del fascismo.
Esempi di retorica fascista utilizzata per esaltare il mito del Duce e del Fascismo e del nazionalismo italiano.
Posizione di Mussolini riguardo l’intervento nella prima guerra mondiale fino alla marcia su Roma. Problema della città di Fiume.
Vengono espressi la concezione del fascismo, la subalternità della donna, le regole di comportamento, la religione.
I manifesti rappresentano una significativa testimonianza della propaganda fascista.
Orma di Mussolini di Giorgio Rosso e Storia della rivoluzione fascista / Roberto Farinacci, v. 2 L'insurrezione rossa e la vittoria dei fasci (Il biennio rosso 1919-1920 visto dalla parte dei Fascisti, ideologia contraria, l’avvento nel panorama politico del dopoguerra da parte del Partito Fascista).
L’ideologia totalitarista fascista ambiva a stabilire un nuovo assetto nell’educazione delle nuove generazioni: attraverso l’istruzione che inglobava come parte integrante elementi di addestramento paramilitare e la partecipazione alle manifestazioni di regime; ma anche tramite la creazione di enti di assistenza che orientavano la formazione di ragazze e ragazzi, e di donne e uomini, su temi di avviamento al lavoro, ma anche sociali, di igiene e economia domestica (rigorosamente per le donne).
La riforma della scuola di Giovanni Gentile nel 1923, definita da Mussolini come la più fascista delle riforme, assegnava alla scuola pubblica un’alta funzione di controllo su tutto l’insegnamento medio e superiore che avrebbe condizionato le future generazioni; inoltre ebbe anche l'effetto di ridurre la popolazione scolastica (aumentata fortemente nel periodo giolittiano) sfavorendo l'accesso all'istruzione media alle fasce di popolazione subalterne: vennero creati canali scolastici "bloccati" che sfavorivano nei fatti una certa mobilità sociale: le scuole complementari avviavano al lavoro, mentre i tre indirizzi delle scuole medie -con iscrizioni a numero chiuso- prevedevano delle limitazioni all'accesso universitario (l'unico liceo che permetteva una libera scelta di ogni facoltà era il classico, con la maturità scientifica non si poteva accedere a Giurisprudenza e Lettere e Filosofia, e dagli istituti tecnici si poteva iscriversi solo ad Economia e Commercio, Agraria e Scienze Statistiche).
Si affronta la questione delle leggi razziali sia in Germania che in Italia; è esposta la concezione della razza ariana e il tema del controllo delle nascite.
L'Opera nazionale Balilla per l'assistenza e per l'educazione fisica e morale della gioventù fu istituita dal Fascismo nel 1926 e aveva lo scopo di "fascistizzare" la gioventù e, per tramite di questa, la società. Si occupava di educazione, ma anche di addestramento ginnico e paramilitare (soprattutto per la fascia degli avanguardisti: ragazzi dai 14 ai 18 anni). Le ragazze e i ragazzi venivano inquadrati in diversi "corpi" suddivisi per sesso ed età: Corpi maschili: Figli della lupa: dai 6 agli 8 anni; Balilla: dagli 8 ai 14 anni; Avanguardisti: dai 14 ai 18 anni. Corpi femminili: Figlie della lupa: dai 6 agli 8 anni; Piccole italiane: dagli 8 ai 13 anni; Giovani italiane: dai 13 ai 18 anni.
Il fotografo ERNESTO FAZIOLI, nato a Cremona nel 1900, si avvicinò alla fotografia lavorando come apprendista negli studi milanesi e a Cremona di illustri fotografi. A partire dal 1925 partecipò attivamente ad esposizioni e concorsi in Italia e all’estero e pubblicò le sue fotografie sulle riviste italiane del periodo. Nel 1929 iniziò un’assidua collaborazione a “La rivista di Cremona” (poi “Cremona”), fondata nel 1928 per volere di Roberto Farinacci. Questa rivista ha rappresentato il riferimento fondamentale per la cultura della città e Fazioli vi ha collaborato fino al 1943, anno della sua chiusura. Durante il ventennio fascista ha ricevuto innumerevoli committenze dal regime, lavorando su temi molteplici: dall’architettura della città alle manifestazioni e le cerimonie di carattere ufficiale, dal lavoro allo sport, dalla vita sociale nei luoghi pubblici agli eventi di carattere culturale e artistico e diventando, tra le altre cose, nel 1941 corrispondente per l’Istituto LUCE per la città e la provincia di Cremona.
(Informazioni tratte dal colophon della mostra “Ernesto Fazioli Fotografo a Cremona 1900 – 1955”, Milano Palazzo Bagatti Valsecchi 21 febbraio -13 marzo 1992. A cura di Giovanna Ginex e Roberta Valtorta).
cfr.: https://www.aess.regione.lombardia.it/collezioni/fondo-ernesto-fazioli/
Nell'ambito dell'Opera nazionale Balilla si trattava dei bambini tra gli 8 e i 14 anni. Il giuramento dei balilla era: “Nel nome di Dio e dell’Italia giuro di eseguire gli ordini del duce e di servire con tutte le mie forze e, se necessario con il mio sangue, la causa della rivoluzione fascista”.
Il corpo delle Giovani italiane inquadrava le ragazze dai 13 ai 18 anni. I saggi ginnici erano un’occasione di propaganda in cui, oltre alle esibizioni di allieve e allievi, si alternavano declamazioni e inni. Sulla frequentazione della pratica sportiva da parte delle donne vi era però una certa resistenza in seno alla stessa ideologia del Regime: se da una parte le donne, per adempiere alla loro stessa missione di madri, dovevano dimostrarsi in perfetta salute; dall'altra l'esibizione pubblica, lo svolgimento di attività esterne alla famiglia e la stessa competizione sportiva contrastavano con la mentalità più conservatrice che voleva la donna relegata unicamente all'ambiente domestico.
Il "corpo" degli avanguardisti inquadrava i ragazzi dai 14 ai 18 anni (moschettieri fino ai 16 anni, poi mitraglieri) ed erano sottoposti ad un addestramento militare.
Nell’intenzione di rappresentare i nuovi italiani come una stirpe di guerrieri, il fascismo prediligeva gli sport che potevano preludere o comunque essere associati ad un addestramento militare: sport di combattimento, altamente fisici e di squadra.
Il volume conservato nella Biblioteca di mistica fascista (oggi presso la Biblioteca di Varese) è la traduzione dell’opera di arte militare di Friedrich Altrichter alto ufficiale tedesco, influente scrittore militare e istruttore militare presso l'Accademia militare di Dresda dal 1936 al 1939. Altrichter fu comandante di divisione durante la seconda guerra mondiale.
A partire dal 1926, per tappe successive, una serie di provvedimenti escluderanno progressivamente le donne da ruoli di responsabilità nella società (vengono escluse dall'insegnamento nelle cattedre più prestigiose, non possono coprire il ruolo di presidi) e dal mondo del lavoro (nel 1938 si fisserà al 10% la percentuale massima di donne ammesse a svolgere incarichi pubblici; l'anno successivo verranno indicate le professioni -subalterne- adatte alle donne): tutto questo per relegare le donne nell'ambito delle strette mansioni domestiche di cui vengono esaltate le qualità in ogni occasione di propaganda. L'immagine della donna "madre e angelo del focolare" diviene talmente pervasiva che le attività ginniche destinate alle donne sono destinate a rafforzare il fisico in vista della maternità e così le stesse espressioni artistiche che rappresentino il corpo femminile devono corrispondere ad un ideale estetico che si suppone funzionale a questa "missione": donne dai fianchi larghi e floride invece di magrezze "mascoline". Per recuperare al regime le energie della platea femminile vengono comunque immaginate delle associazioni con mansioni di assistenza e subalterne alle organizzazioni maschili affidate alle donne di provata fede fascista.
Organizzazione per le giovani donne sia per l’inserimento lavorativo che nella gestione famigliare.
Una mamma premiata posa con il neonato. Premio per la mamma più prolifica.
Il fascismo, rispetto al ruolo delle donne, si impegnò su un duplice fronte: da una parte decretando il ruolo subalterno agli uomini e relegando dunque qualsiasi attività ed impegno delle donne in funzione di un maggiore e più rilevante ruolo maschile; dall'altra però coinvolgendole in molti aspetti, anche pubblici, delle attività e dei "riti" del fascismo arruolandole all'interno delle proprie organizzazioni (soprattutto nella fase storica successiva agli anni '30). Le organizzazioni femminili fasciste avevano come scopi principali quelli assistenziali, tra queste i Fasci femminili che coinvolgevano donne di provata fede fascista a partire dai 22 anni. A livello locale i Fasci femminili erano guidati da una fiduciaria.
La prima fase del fascismo è caratterizzata da una politica economica di impronta liberista. La crescita dell'inflazione e l'indebolimento dell'economia portano ben presto però ad una svolta dirigista dello Stato fascista in ambito economico. Il primo atto di questa nuova fase è la rivalutazione della lira che ebbe però come effetto una pesante deflazione e la penalizzazione dei nostri prodotti industriali. Le conseguenze della crisi mondiale del '29 determinano un'ulteriore stretta del controllo dello Stato su ogni aspetto economico: lo Stato acquisisce progressivamente il controllo azionario delle banche e delle imprese finendo per guidarne lo sviluppo. A seguito della Guerra d'Etiopia (1935-1936) l'Italia subisce le sanzioni economiche internazionali e Mussolini inaugura l'autarchia puntando al raggiungimento dell'autonomia economica della nazione.
Della lunga sequenza dedicata dal fotografo Fazioli al tema della battaglia del grano, una delle tante esibizioni ed attività legate alla politica economica autarchica del regime, se ne selezionano alcune maggiormente significative che raffigurano le macchine agricole con i festoni che inneggiano a VINCERE!, contadine a lavoro con le fascine di grano, Farinacci in posa con tre contadine...
”Hitler, che è un tiranno tatticamente lungimirante, scopre immediatamente il vero pericolo che incombe sulla spedizione, lancia un appello ai tedeschi e in una settimana la Germania raccoglie mezzo milione di pellicce, due milioni e mezzo di paia di calze e altrettanti maglioni.
Da noi, in Italia, siamo ancora alla raccolta della lana. In tutte le città, reparti di balilla e di avanguardisti consegnano ai Dopolavoro e alle sedi del Fascio sacchi di lana vecchia sottratta ai materassi di casa. E’ una mobilitazione di massa che ha perfino aspetti commoventi. Ci sono donne che consegnano i cuscini dei mariti combattenti.
Ma quando la lana è pressata nei sacchi si scopre che è impossibile lavorarla prima che passi l’inverno. Le industrie non sono attrezzate per l’emergenza. La lana viene dirottata in parte verso le case, dove migliaia di donne incominciano a sferruzzare. Nessuno ai vertici del potere ha pensato di chiedere al popolo il prodotto finito, i maglioni, i cappotti e le calze.”
(da Petacco, Arrigo e Ferrari, Marco. Come eravamo negli anni di guerra : la vita quotidiana degli italiani tra il 1940 e il 1945. Milano UTET, 2020)
A partire dal 1925 anche il tempo libero, le attività e la socialità connessa, furono fascistizzate e nazionalizzate. Se erano sorti autonomamente dei circoli ricreativi fascisti, questi vennero ora strutturati, a partire dal 1925, nell’Opera Nazionale Dopolavoro (OND); nel 1929 fu creato anche un Dopolavoro contadino che doveva proporre, e vigilare, sulle attività ricreative con modalità compatibili con il lavoro dei campi. Le attività ricreative seguivano diversi ambiti e servizi per il miglioramento della cultura fascista del popolo e il suo divertimento: istruzione; educazione fisica; turismo ed educazione artistica (teatro, musica, cinema, radio e folklore).
Come sono organizzate le attività del dopolavoro (sport, cultura, assistenza…)
Canzoniere nazionale: Canti religiosi, patriottici, risorgimentali e fascisti e fotografie dal Fondo Fazioli di un "Concerto sull'aia" a Cremona nel 1940