Arti

Custoza

Gite di un artista di Camillo Boito

Progetto: Confini

Della battaglia, dell’atmosfera della sconfitta, dell’eroismo dei combattenti (“A Custoza l'ostinazione degl'Italiani fu epica. Sul colle, sul cucuzzolo anzi del Belvedere, s'era concentrata una tale violenza di tenacità, che chi c'era voleva starci e chi non c'era voleva andarci ad ogni costo. [...] Fu mandata alla carica persino una scorta di carabinieri”; p. 15) della costruzione dell’Ossario, che accoglie le spoglie dei caduti di entrambi gli schieramenti delle battaglie che si combatterono a Custoza nel 1848 e nel 1866 ci parla un particolare tipo di racconto di viaggio. Sono le memorie di Camillo Boito (Roma, 30 ottobre 1836 – Milano, 28 giugno 1914), architetto e critico d’arte noto per aver affrontato la questione dello “stile nazionale” identitario della nostra produzione artistica e architettonica e per una predilezione per la coerenza nelle scelte artistico-storico-architettoniche che fece di lui uno dei primi ideatori della teoria del recupero filologico nel restauro, intesa come attività svolta a mantenere e conservare la fisionomia originale della creazione artistica nel rispetto del monumento. Nelle Gite di un artista, le sue considerazioni artistiche ed esperienze di viaggio sono inserite in uno stile scorrevole che, per quanto riguarda la narrazione de fatti di Custoza, combina la crudezza della documentazione (“[Dal] giornale dei disseppellitori: Comune di Sommacampagna. Si esumano 77 scheletri del 1848 e 801 del 1866. Oggetti trovati: due orologi, due bottoni da polsini, una riVoltella, due borse in seta, un suggello con le iniziali M.F., un suggello con le iniziali N. A., sei pezzi da venti lire in oro, dei da dieci, tre da un fiorino, due svanziche, trecentosei monete di rame austriache, settantadue italiane, medaglie, Cristi e corone, venti anelli, uno con le iniziali M. D., [...]”; p. 20) ai toni più lirici; questo l’incipit della raccolta: “L'OSSARIO: Il sole pareva la luna. Era piccolo e tondo, e si poteva guardarlo in faccia con gli occhi spalancati. Aveva, come si dice della luna, i raggi d'argento. Il suo lembo inferiore toccava la linea quasi retta dei colli; e l'intiero disco sembrava bagnato in una atmosfera trasparente, ma vaporosa, la quale, invadendo tutto il campo del cielo, dava al sereno candore innocente, dolcissimo. Non si vedeva una nuvola volare per l'aria; non c'era un colore in quel tramonto biancastro. Solo, quando la strada, sulla quale correvo in carrozzella, piegava a un tratto, e innanzi al cerchio mezzo nascosto dal sole passavano in un attimo i rametti fitti, nodosi, nudi di un olivo morto, quel sole scialbo prendeva nelle rifrazioni della luce un colore strano rossigno, come di fiamma pallida o di sangue annacquato” p.3)

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TESTI

Gite di un artista Camillo Boito

1884
Milano [etc.]
Servizio Biblioteca Archeologica, Biblioteca d'Arte - Milano